sabato 7 luglio 2007

David Pierini - POESIE D'AMORE



Tutti i diritti riservati

David Pierini

TRILOGIA POETICA
libro primo

IL DONO 


INDICE: L'irruzione - Dal giorno del crollo - In memoria di me - Splendore - Frammenti d'un sogno - Abbandono - Oblio - Rocce e zolle - La via angusta


PREFAZIONE

Questa raccolta di poesie d'amore è la storia di un lento avvicinamento alla parola di Dio attraverso "la via più rovinosa" quella degli inciampi e delle trappole della vita, delle esplosioni laceranti delle passioni.

Un canto di addio disincantato e sereno ai "miasmes morbides" di quaggiù di cui ancora l'eco rintrona nell'anima.

Un passo dopo l'altro, amarezza delle ricadute alternata alla felicità per un Amico ritrovato, esitazioni sulla soglia del tempio del Signore, come "un mendico incapace di arricchire".

Per Pierini si può ripetere quanto Victor Hugo scrisse nella prefazione delle sue immortali Contemplations: "Je vous parle de vous", racconto le vostre pene, uomini, l'angoscia e la gioia della vostra vita, parlandovi di me.

E questa confessione è spietatamente lucida; Pierini non nasconde nulla, non cerca scuse per un passato "in balìa di mille demoni".

Raramente ci è capitato di leggere pagine di una sincerità spudoratamente senza veli, risultato della riconquista del candore che non distrugge, ma attenua e scioglie i nodi aspri del rimorso.

Non ci dispiace fermarci qui per lasciare al lettore il piacere di scoprire da solo una voce poetica capace di scuotere le coscienze sopite.


Lino Palanca



PROLOGO

Questo libro
narra il cammino di un'anima
dalle tenebre alla luce
dall'ignoranza alla sapienza
dall'inganno alla verità.



A Simone e Matteo per la vita eterna



L'IRRUZIONE 


SEI STATA FULMINEA

Sei stata fulminea
come l’ispirazione
di una poesia esaltante,
l’unica poesia
che non ho saputo cogliere.

T’ho inseguita per lungo tempo
senza tregua né respiro
finché in preda allo sconforto
t’ho attesa e ancor t’attendo
sul ciglio polveroso del sentiero.

Se un giorno questi versi
orfani e dispersi,
intimo rifugio
in cui l’anima ho esiliato
ti capitassero per caso fra le mani,
sappi che sono tuoi.

Chiunque tu sia.
Dovunque tu sia.



SE TI SAPESSI

Se ti sapessi nel vento
oserei respirati
ed al levarsi dell’indignazione
dietro ad un sospiro
mi nasconderei.

Se nel mare ti dissolvessi
come puro distillato
ti sorseggerei.

Se in una terra impervia e ostile
ti scoprissi confinata
zolla dopo zolla
con questa ferrea ostinazione
ti disseppellirei.

Se ti sopravvivessi
solo per un istante
lo farei.



DEVO FARE PIANO

Devo fare piano
nell’accostarmi al suo viso,
quel viso che la mia poesia
ha reso un tempio di perfezione.

Sia prudente il mio passo
ed attento il mio sguardo,
che io non ceda alla bramosia
di sfatare quel prodigio,
che io conservi la freddezza
per non sciupare quell’illusione.

Siate caute mie dita
nello sfiorare quelle gote
e non appena estasiate
da un’impercettibile sensazione
ritraetevi atterrite
come se foste complici
di una profanazione.



TROPPO LUNGA

Troppo lunga questa vita
per sembrare una sola,
troppo breve
per sentirla vissuta,
troppo rossa
per scoprirla sbiadita,
troppo alta
per pensarla atterrata.

Da secoli errante
e con il solo privilegio di sognarsi
in sommessa agonia
ma troppo fiera per inginocchiarsi.

Nitida come un’impronta
di sangue sulla neve
timorosa d’incontrarsi
finge un sonno arcano e lieve.

A fatica conservata per te
in questo tepore d’autunno
io te la offro.



CARA PICCOLA

Cara piccola dolce bambina
che tenerezza mi facesti
quando giunse il momento di lasciarci
così minuta, sola, insicura,
fissasti i miei occhi velati
con i tuoi occhi velati
chiedendo perché, perché?

E che struggente desiderio di fermarti,
di fermare il mondo
ed anche la mia vita
mi sanguinò sul cuore,
che insopprimibile senso di nausea
mi salì al cervello
pensando al domani senza di te.

Quella notte pregai per te
chino di fronte al mare infinito
sotto un firmamento incantato e muto.

Chiesi a una stella lontana ad est
di vegliare il tuo sonno
ed alla luna di riflettere
la luce del mio sguardo sui tuoi passi
per guidarti nel cammino.



SIGNORE

Signore
oggi ho compreso che la preghiera
non è una meccanica ripetizione,
non è una supplica
e neppure una sottile arte
di chiedere per ottenere.

Ma è un colloquio fra innamorati
smaniosi d'aprirsi infinite volte
a promesse sempre nuove
consci che non può bastare l'universo
a contenere il loro sacramento.

Un colloquio d'amore
fra Te e me, mio Signore,
nel quale al mio inno alla vita
rispondi con mille premure.

Oggi finalmente tutte chiare,
oggi che il mio cuore innamorato
è capace di sentire.



SONO COSI' POCHI

Sono così pochi i tuoi anni bambina
che se solo lo volessero le mie dita
potrebbero tenere saldamente in pugno
con la sapienza d'una sola mano
tutta la tua voglia di vita.

E così acerbe le tue forme
smaniose solo di protendersi e sbocciare
con il mio sguardo che sovente
si è sorpreso imbarazzato ad indugiare
sull'orlo spazioso della tua gonna
desiderando ardentemente
che per incanto t'improvvisassi donna.

E così cauto ogni tuo passo
timoroso ed esitante come la dolce corte
con cui la luce nascente
circuisce la maestosa notte
per schiuderne le ciglia sul mattino,
così tu sul mio cammino.

E così soffici i tuoi gesti
e ancor più fievoli i pretesti
per i quali i nostri slanci
si rincorrevano giulivi
anelando di sfiorarsi.

E così fioco il tuo respiro
e quasi impercettibile il sospiro
che ha dilagato senza freno nel tuo cuore
nell'istante in cui la grazia ti ha donato
l'effimero tormento dell'amore.

E così vasto il richiamo
che la celeste innocenza
effonde dalla tua pupilla
da rendere fiero il desiderio
di lasciarsi rapire
dal tuo alito di trascendenza.

E così terso l'orizzonte
che ad ogni fuggitiva occhiata
mi spalanchi e poi mi togli
che come un reduce dall'Eden
sogno d'addormentarmi cullato e cinto
dall'intimo tepore dei tuoi rami spogli.



QUESTI GIORNI

Questi giorni di febbrile attesa,
queste ore di vigile agonia,
questi attimi di palpabile delirio.

Queste notti insonni
trascorse a vegliare il tuo ricordo,
la tua devastante bellezza,
le mie poesie.

Questi squarci di graffiante desiderio
nell’inestricabile rete che ci avvolge,
questa congiura di rimpianti.

E quest’orda di spettri
che stremata dal tuo silenzio
minaccia d’insorgere.



TI COLSI

Ti colsi
nell’attimo in cui l’anima
fu rapita dal più autentico sospiro,
sentii il tuo cuore
abbandonarsi sulle mie miserie,
udii stentate sillabe
affaticarsi su labbra innamorate,
ascoltai l’angoscia gemere
nel cupo pianto che non dilaga
mentre un’euforia di piombo
allo spento allontanarsi dei tuoi passi
quasi mi calpestava.

Da allora vivo di tormento
al pensiero che smarrita
e alla resa per l’affanno
possa esserti donata
al primo incredulo passante
soffocando l’eco
di quelle struggenti melodie
per un decoroso canto.



DESIDERIO IRRINUNCIABILE

Desiderio irrinunciabile di te
che lo stillicidio di giorni sempre uguali
non demorde.

Brama di saziarmi solo di te
che in nessun’altra oasi
di confortarsi vuol sapere.

Incalcolabile energia che si sprigiona
e che ogni volta in sé ripiega
ma mai si doma.

Feroce voluttà di cancellarti,
agonizzante febbre
che si alimenta nell’immaginarti.

Chissà se l’impatto con la morte
mi troverà ancora così...
vanamente proteso.



CHE COLPA HAI TU

Che colpa hai tu bambina
se fosti abbandonata da tua madre
e se la fede nella vita
intimorita dal tuo avvicinarsi
fu capace d'abbandonarla
non appena venisti alla luce.

Che colpa hai tu bambina
se ti raccolse una città impassibile
dalle chiese inospitali e taciturne
dove il seme dell'amore cristiano
giaceva sepolto
in lussuose urne.

Che colpa hai tu bambina
se un padre con ambizioni da profeta
ed in pugno la ferrea legge
d'un Antico Testamento
volle importi un credo di paura
dominando fino all'ultima tua fibra.

Che colpa hai tu bambina
se smarrita dalla passione che ci sconvolse
dimenticasti la carità d'un gesto
abbandonando ad un penoso calvario
chi da quel giorno scelse di amarti
più di sé stesso.



SOLO IERI

Solo ieri
avrei voluto morire
accecato dal pensiero
della distanza che ci separa.

Poi mi sono raccolto
in una solitudine impenetrabile
ed ho sentito rinascere
il desiderio della preghiera.

Ora so
quale profondità ci lega.



DAL GIORNO DEL CROLLO 


SULLO SFONDO

Sullo sfondo
d'un cielo irrequieto
un alito di vento
invita le foglie al primo canto.

Il sole pigramente si solleva
mentre il mare
ricomincia vanamente
a singhiozzare.

Uno scoglio
in quest'euforia
d'impercettibili fermenti
appare più che ancorato
ai prodigiosi eventi.

La reliquia d'albero
sulla quale siedo
saggiamente tace
cullata da una beatitudine
di pace infinita.

Solo io
non do segni di vita.



ANCOR PIU’ GRAVE

Ancor più grave che perdere te
è stato perdere il mio amore per te.

E’ qualcosa di peggiore della morte.
una guerra senza alcun nemico,
un grido straziante senza voce.

E mi costringe ad una vita d’esilio
torturato da un feroce desiderio
di riprendere il volo.

Per scoprirmi
senza più ali da spiegare,
né cieli per volare.



DAL GIORNO DEL CROLLO

Dal giorno del crollo
che dismise l'assetto interiore
tutte le emozioni mi giungono sopite,
come se il cuore
memore delle devastazioni
avesse eretto in sua difesa
una spessa coltre nevosa,
come se il cervello
per timore d'un nuovo schianto
si fosse avvolto in uno strato di cotone.

Tutte mi giungono spoglie, lontane
e mai più da allora ebbi il conforto
di piangere la gioia d'una lacrima.



SCRIVERE UNA POESIA

Scrivere una poesia
sul petalo d'un fiore,
abbracciarne lo stelo
per riscaldarsi il cuore.

Inseguire il tramonto
cavalcando una cicala,
dipingere il tuo volto
su una goccia di rugiada.

Queste e ben altre cose
si potrebbero inventare,
se un manipolo di pazzi
non c'inducesse a ragionare.



VORREI LIBERARMI

Vorrei liberarmi
con tutta la violenza di cui sono capace
di ogni cosa che mi circonda
con un ultimo possente
ruggito a piena voce.

Liberarmi da ogni schiavitù
velata e non velata
presunta o vellutata
con la stessa veemenza con cui il tuono
si libera nella tempesta,
con la stessa dolcezza con cui la morte
rende liberi dal martirio,
con la stessa speranza
con cui il primo vagito
esplode nella vita
liberando il corso del respiro.

Liberarmi e fuggire via
sulla cresta di un'onda portentosa
nuotando come un pazzo
e per l'ardore furibondo
scrollarmi di dosso persino me stesso
ed approdare al più remoto lido.



SE VINCERE

Se vincere significa
creare una sconfitto
mai più accetterò
la vergogna d'una sfida.

Tranne che col sogno
perché ad ogni risveglio
mai ci sarà un perdente...
che non sia io.



IO VIVO COSI'

Io vivo così...
in trepida attesa,
come se fossi sempre
sul punto di partire.

Con l'occhio attento,
l'orecchio teso,
il cuore in sommesso palpito.

Aspetto un segnale
per muovere il mio passo
verso l'infinito...
sognando trionfalmente di varcare
impossibili frontiere.



NON MI ERA DATO

Non mi era dato scegliere!

Rinunciare e perire
o mio malgrado acconsentire
all'impari sfida
profondendo ogni spasimo vitale
nella cattura di quell'immagine immortale.

Questo e null'altro avvenne
nell'accecante follia di quell'istante
in cui il demone della bellezza
predandomi dell'ultimo sospiro
m'incoronò poeta.



QUANDO GUARDO

Quando guardo davanti a me
ed immagino il cammino da percorrere
vedo una lunghissima strada diritta
senza il supporto di alcuna deviazione
o crocevia per poter svoltare
e neppure la traccia d'un sentiero sterrato
per poter scappare, anche se vigliaccamente.

Meglio sarebbe se la strada
fosse avvolta dal buio
potrei sperare che presto arrivi il giorno
con i suoi colori a cacciare le tenebre
e con la luce risorga la speranza.

Meglio sarebbe se fossi cieco
e non vedessi la strada,
potrei sempre sperare di guarire
e con il nuovo dono scoprire cose sconosciute
ed essere felice soltanto di vedere.

Meglio sarebbe se la strada fosse interrotta
da una barriera insormontabile
anche se la barriera si chiamasse morte,
potrei sperare in una nuova vita per riprovare.

Ma ora che ho davanti agli occhi
questa lunga interminabile desolante strada,
questa snervante distesa dove lo sguardo si perde
ed anche la fantasia si spegne
ho la sensazione che questo mio cammino
non debba mai finire.

E cosa posso fare
se non voltarmi indietro
o chiudere gli occhi e sognare?



SEI GIUNTA A ME

Sei giunta a me
portata da soffici ali di farfalla
sorvolando ampi spazi di silenzi
attraverso invisibili sentieri.

Sei giunta a me timidamente
come timida sorge la luce
nelle gelide albe polari
timorosa di violare coi suoi raggi
distese di bianche solitudini.



TRENTATRE' ANNI

Trentatré anni
affascinante età che induce
ad eroiche soluzioni.

Ma chi potrei salvare io
e chi potrei redimere
se non me stesso
o la mia sbiadita immagine.

Questo mondo
non reclama eroi
né tanto meno redentori
ma minuscoli parassiti
e modesti sognatori.

Troppo modesti
per pensare di emularli.



AVVICINATI

Avvicinati a questo rudere
popolato da fantasmi
cogli occhi bassi per non ferirti
con la febbre del suo delirio.

Ad un battito immortale
in un'isola deserta
riconduci il mio cuore.

Sono stanco d'inseguirti
primo amore.



IN MEMORIA DI ME 


REALTA'

Fra questa gente
che non si stanca mai
di far baldoria e recitare.

Con questo tempo
che non mi permea
e che ad ogni alba mi rinnova
una nausea universale.

Con questo cuore
capace soltanto d'offrirsi
all'impeto d'una furibonda passione
che nessuno sa innescare.

Il solo conforto
è sapermi mortale.



IMPOTENZA

Ogni mattina
col pensiero della morte
spingo il sole ad occidente
per indurlo a tramontare.

E se per caso
d'improvviso
il soffio della vita
mi sfiora...

fra le mie ansie
spira.



AMORE

Ti chinerai su di me
e mi solleverai
dallo squallore di un’esistenza
che invoca d’appassire
prima ancora d’illudersi
e gioire.

Mi curerai
come un figlio reduce
da mille crociate perse
con la mano armata
da un ardore insanguinato.

Nel tepore del tuo abbraccio
conoscerò l’indulgenza
d’un quieto grembo materno
e pregherò che si schiuda
soltanto alla certezza
d’essermi legato a te
in eterno.



PRESAGIO

Tanta ricchezza
può condurre alla miseria.

E tanta miseria
conduce ad onorare
lo squallido banchetto
di quest'assurda festa.

Finirò solo e nudo
con questo cuore
che mi sovrasta.



SULLA PREDA

Sono un poeta
e non conosco la misura.

Come un toro armato
d'incontenibile furia
mi sono abbattuto su di te
fiammeggiante visione
e t'ho ridotta in versi
rea d'aver catturato
la mia sovrana passione.

Mi porta un vento di libertà
ed ogni volta mi spinge via
la certezza d'essermi donato
con tutta la mia poesia.



SENTENZA

La radice del male
alberga negli anfratti del mio cuore
e germoglia la sua linfa
serpeggiando per le mie vene.

Ogni volta che da me
matura un frutto raro
come il bene io so...
che non mi appartiene.



RESA

Verrà l'ora delle scelte.

Dei doveri che incalzano,
delle occhiate che accusano,
dei sospiri che sfiancano.

Come un re detronizzato
i miei averi
accatasterò sulla bilancia
mentre il sogno
lungamente accarezzato
nell'alba del grigiore
lo lascerò svanire.

Sarai contento, cuore,
d'essere libero di morire.



GIROVAGO

Il mio cuore oltraggiato
non sa più sanguinare
eppure di mille ferite
che m'inseguono in sogno
non ne ricordo una mortale.

Vado cercando fra i poeti
il simulacro di un uomo
che mi sappia assomigliare.

Vado cercando fra la gente
il profilo di un poeta
inesistente.



INTROSPEZIONE

Mi smaschero da solo
quando non sono in sintonia.

Un germe in me s'insinua
e piano piano cresce
finché non piega la menzogna.

Chi mi scruta da lontano
col mio armamentario di tormento
penserà che io sia un avvoltoio
che volteggia su un combattimento.

Condotto all'osso
da mille acrobazie
senza più alcun timore
mi arrendo alla verità
che mi divora con la sua brama.

E in un solo macigno ci poniamo
sul cammino di chi ci ama.



POESIA

Sovrana ingovernabile
d'un regno a malapena
intraveduto...

ad ogni suo squillo esalta
un palpito della mia vita
non goduto...

che libera dentro me
docile servo
della sua volontà maestosa...

l'etereo profumo
della felicità inesplosa.



RITORNO

Non esattamente morire,
non proprio sparire.

Non interrompere
il corso della vita
ma a poco a poco ripercorrere
il cammino a ritroso
ricalcando le orme dell'esistenza
con le sfere del tempo
che girano all'indietro.

Rientrare nel grembo materno
per risalire al ventre primordiale
e nel pensiero di Dio nascondersi
fino a quando non mi dimentichi.

Restituendo...
il dolore a piene mani,
le poche gioie distillate
con giudizio dalla vita,
le infinite ore di tedio
e d'inutile presenza.



IN MEMORIA DI ME

Segregato
in questo succedersi eterno
d'ingannevoli ore...

denudo il mio cuore
e nascondo il mio volto
in attesa che Dio m'incoroni
col suggello del solco.

Non sono un ramo infecondo
dell'albero dell'amore
ma il frutto meno esposto
alle vanità del sole.



SPLENDORE 


GIUNGO A TE

Giungo a Te, Signore,
per la via più rovinosa.

Passando per l'inferno
in balìa di mille demoni
che non lesinano orrori.

Tutti i prodigi del creato
non mi avvicinano a Te
quanto la perfidia
dei nostri cuori.



SPERANZA

Se mi spingi così a fondo
è perché mi vuoi più alto.

Se mi stringi così forte
è perché s'innalzi il canto.

Se m'illudi con tanta ferocia
è perché non segua il vento.

Se non m'hai reso felice
è perché c'è ancora tempo.



IN CAMMINO

Di schiavitù in schiavitù
mi sono portato ad un passo
dall'essere libero dalle passioni.

Nel rogo dei giorni
ho divorato in un muto digiuno
le mie inquietudini di uomo,
nei fraterni abissi della notte
ho navigato e sperato.

La tua mano mi guida
con un tocco talmente lieve
che avanzo nell'illusione
d'essere io ad illuminare
il cammino della mia fede.



MIO DIO

Questa vocazione di scavare
mi seppellisce di sgomento,
quest'attitudine al tormento
non mi porterà lontano.

Mi sento tradire
proprio dall'impeto
del tuo richiamo!



PERDONO

Quanto vano e lontano
ci appari Signore
quando l'amarezza dilaga
nei nostri cuori afflitti
dalla crudeltà e lo scherno
di chi giudica e condanna.

Quanto vano e lontano
sembra allora l'amore
quando votandoci al martirio
sprofondiamo mirando
nostalgici il tuo cielo
come una chimera che s'allontana.

Eppure in quei momenti
con l'arma del perdono
abbiamo il potere di sfiorarti.



PARABOLA DIURNA

Nel fruscio dell'alba
invoco il tuo respiro.

Nei volti che incontro
precipito l'ombra d'un tuo segno.

Vigile scruto ogni evento
per carpirne il tuo tacito messaggio.

Finché la delusione sorge
alla resa dell'ultimo raggio.



CANTICO DEGL’INNAMORATI

Signore,
rendici degni di questo amore.

Dai aria pura ai nostri polmoni,
sangue buono all’arsura dei nostri cuori,
luce salda al corso dei nostri pensieri.

Dai argini possenti
a questa piena di tenerezza
che ci sfugge dagli occhi e dalle mani.

Dai pazienza al tempo,
un talismano ai nostri petti
e le nostre voci al vento
quando saremo deboli e distanti.

Rendici degni dell’amore...
degni d’abbracciare
con lo slancio della fede
il più vasto orizzonte che ci circonda.



CALVARIO

Più densa e più sofferta
pretendo la mia vita,
più faticoso ogni mio passo,
più acuta ogni ferita.

Privilegio supremo
per un cuore come il mio
sarebbe l'ansimare
con lo spirito in celeste esaltazione,
lucida volontà d'agonizzare.

Portarmi fino in cima
ed innalzarmi alla tua croce,
voglio sentirti accanto Gesù...
fammi vivere di dolore!



IN GIUDIZIO

Non sono affatto sollevato.

Salvando le apparenze
in verità ho salvaguardato
solo la mia parte più meschina
ed anche la meno oscena.

Sguardi benevoli
non confortano la mia anima
chiamata in giudizio
al cospetto della maestà
della mia coscienza di uomo
che con un soffio appena
m'inginocchia e mi denuda.

Oltre agli occhi imperfetti
di questa gente opaca
mi sento addosso
il Tuo occhio possente
che mi scruta.



FRODE

Per la tua gloria Signore
e per la sete della mia
volli per Te comporre versi
d'incomparabile bellezza
che forzassero le palpebre
a tante ottuse cecità.

Ma, mio Dio,
non eri più Tu
non ero più io
ed in fede mia...
non era più poesia.



SPLENDORE

M'hai donato la gioia d'un cuore
fin dal primo tremore di vita.

Nelle oscurità più accese
hai inviato angeli a guidarmi
e nelle grazia della luce
m'hai permesso d'inciampare
in angeli smarriti da guidare.

Attraverso la poesia
m'hai sollevato al rango di creatore
e nel palpitante universo di chi crea
ho compreso che sei Tu
la più esaltante platea.

Abbattendo le più basse tentazioni
hai edificato per me un regno
d'inesauribili visioni.

Eppure indugio ancora
esitante sulla soglia del tuo tempio
come un mendico incapace d'arricchire.



NEL TUO REGNO

Nel tuo regno Signore
non sarà più un'ardua impresa
farsi amare.

E potrò smettere per sempre
quest'inquietudine da eroe.



FRAMMENTI D'UN SOGNO 


CANTO DI PRIMAVERA

Era bianca come un giglio
e s’innamorò di me.
Anch’io m’innamorai
di tanto candore.

Era bella come un sogno
e s’innamorò di me.
Anch’io m’innamorai
di quella visione.

Era folle come un’artista
e s’innamorò di me.
Anch’io m’innamorai
di tanta poesia.

Era viva come una ferita
e s’innamorò di me.
Anch’io m’innamorai
della vita.



CONNUBIO

Nel tuo sangue di donna scorre
un'ansietà dal palpito celestiale
che nella mia carne accecata d'infedeltà
ha destato una lucidità animale.

Nulla poteva impedire
che un tale connubio emanasse
le più inebrianti fragranze
e che nel lampo d'un sorriso
fossimo capaci d'azzerare
illimitate lontananze.

Sei uno squarcio di fragile azzurro
che tradisce l'immensità
d'un eterno cielo sereno.

E per me
asfissiato dai rigori di mille pene
rinvenirmi nel respiro di tanta bellezza
è stato quasi crudele.



GRIDO

Mi soffoca da morire
quest'uniforme di uomo
e quest'anima mutilata
da inappagabili desideri
vorrebbe strapparsi via di dosso
questo lercio costume
rattoppato da mille doveri.

Non aspettarmi nulla dal mondo
e l'unico credo che m'impongo
per non vivere di delusioni
malgrado il mondo da me pretenda
tributi sempre più elevati
e dalla mia ormai esigua
riserva di sfocate illusioni.

Se da uomo ho un mio destino
immutabile e senza velo
lascia che da poeta
possa viverne un altro con te.
Compatibile e parallelo.



IN FEDE

E' un folletto smanioso
questo nostro amore.

Ci accompagna con il sole
in un'intima radiosa evoluzione
e di notte ci tormenta
nel delirio d'un sogno
che con l'alba non tramonta.

Scalerò per te
sospinto da un'impudica follìa
quest'immensa asperità d'amore,
violerai per me soltanto
portata da identica poesia
le vette più innevate.

Istante dopo istante
votati alla gioia
dalle nostre volontà spezzate.



INTERMEZZO

Voi che ci passate accanto
sfiorando il nostro mondo
scintillante di fermenti 
e paillettes d'ogni colore...

lasciate che i sogni
dei poeti spasimanti
siano pieni quantomeno 
di parole.



ULTIMI VERSI

Sei ancora una bambina ed io
disadorno ed incolore
già serbavo nella tasca
un ingiallito passaporto
da rassegnato sognatore.

Un incendio d'origine dolosa
appiccato da chissà quale mano
ha arso ciò che in noi fermentava
di avido ed insano.

Sotto la brace
d'una dilagante felicità
seppelliremo le ansie della carne
e vedrai come per incanto
ad una ad una fioriranno
chiare tutte le risposte.

Affronteremo il mondo nudi
come si conviene ai puri di cuore...
figli eccelsi e dannati del Signore.



RISVEGLIO

E' l'alba
e l'illusione sfuma
con l'avvento della luce.

Ma l'ondata
d'inesauribile freschezza
che la mia anima in piena
ha riversato stanotte
nel fiorire gioioso dell'anima sua,
prodigiosa sorgente di poesia,
concepirà un lembo d'eternità.



ABBANDONO 


VENTO DEL SUD

Questo vento del sud
col tepore del suo soffio
ammansisce ogni mio cupo pensiero.

Il cuore riposa
al tremito dell'ombra
d'una solitudine allo stremo.

L'eco d'una melodia lontana
accompagna ogni mia fibra
ad un estatico abbandono.

Questo minuto
è dolce come un sonno
che al risveglio mi rinnova
la sua allettante offerta.

E' la prima volta che il tempo
opera su di me
senza che io lo avverta.



ESISTENZA

Tra il fragore
della vita che viene...

e il clamore
della vita che va...

c'è un silenzio mortale
che colmiamo cantando.



OGNI GIORNO

Ogni giorno il mio grido
si leva alto...
ma nessuno se ne accorge.

Ogni giorno lambisce
le pareti del cielo
ma lassù...
nessuno si commuove.

Ogni giorno s'imbatte
nel tuo grido d'aiuto
ma io...
a capo chino procedo.

Poi di notte, agghiacciante,
ammutolisco alla sua eco.



NOSTALGIA

Da quest'assedio di ricordi
in cui mi sono recluso
infiammo gli orizzonti
per dare luce ai tuoi ritorni.

Sapessi com'è dolce,
dolce amore,
avere tanta fede
nel proprio dolore.



ABBANDONO

La mia anima è un cielo cupo
che un alito di gioia
apre al respiro della luce.

Cuore mio
hai mostrato il tuo martirio
ad un cuore di cemento.

Ti solleverò
sulle ali d'uno sguardo
e di stella in stella
stanotte...
visiteremo il firmamento.



ALBA

Dal torpore
si destò il creato...

in un limpido tripudio
d'allarmanti vibrazioni...

che mi schiusero il cuore
con un giubilo di suoni...

fratelli d'una melodia
grandiosa.



RICORDO

Amai una rosa.

Mi accostai a lei
e con un sospiro immenso
le rubai tutto il profumo,
miracoloso balsamo
che per un attimo
rapì ogni mia inquietudine.

Fui condannato
ma il giardiniere sa
che non commisi un crimine.



UOMO

Ovunque io guardi
non vedo che fumo.

E la cortina d'inganno
le rare volte che si dirada
non mi lascia intravedere
che un'immagine menzognera.



CANDORE

Infaticabile colomba
istigatrice dei miei sogni
ti levavi dal suo sguardo
e sorvolando l'orizzonte
mi guidavi nel sublime.

Ma, ahimé,
troppo forte cantò
il mio cuore invaghito
e sventurata lei
l'udì.

Come io il battito d'ali
che ti portava via
per sempre.



AQUILONE

Questi versi in ricordo
d'un umile di cuore
consacrata nella fede
da un'interminabile agonia.

La sua anima mite
con il solo conforto
d'uno slancio sincero
s'impossessò del privilegio
di conquistare il cielo.



FUORI DI ME

Maledetto sia il giorno
in cui fui concepito
e maledetta sia colei
che senza darsi pena
concepì il peccato.

Malcapitata anima
in questo corpo di carne
fremente e incorruttibile.

Non fossi stata immensa
t'avrei sollevata un poco
dal peso del vivere.



TRAMONTO

Assolto il suo mandato
su un cuscino di nubi
si cala il sole
in un'oasi di pace.

Ogni sera in quest'ora
figlia dello smarrimento
nel mio cuore vagabonda
un residuo di tormento.

E nell'intimo sento 
una mano impietosa
che tesse la tenebra
del mio fallimento.



OBLIO 


INCANTO

Ti ho intravista nella nebbia
d’una gelida mattina di novembre,
vaga ed avvolgente.

Da allora ogni mio pensiero
brancola fra i resti
di quel velato incanto.

Morso dalla sete del mio sangue
vago fiutando una traccia
che mi addentri nei recessi 
del tuo cuore.

E mi sveli a poco a poco
la vastità del suo mistero.



ARMONIA

Che rapimento d'estasi
vela i miei occhi limpidi,
che soffio immacolato
disperde le mie ansie,
che gioia senza confini
tende in volo i miei pensieri,
ogni volta che il tuo cuore
docile si dispone
al canto del mio amore.

Ma che disagio immenso
distorce l'armonia
quando trama il desiderio!



NIDO

Terrificante
il rude impatto col giorno
per un sogno alato
e clandestino come il nostro.

Incauti e inquieti
vagavamo anime immerse
nell’ombra del rimorso
celando l’oro d’assillanti tenerezze
allo sguardo severo di Dio.

Finché l’oscurità
complice intrecciava per noi un nido
e approdavamo nell’oblìo.



DANNAZIONE

Chi mi ha precipitato
in questa stagnante disperazione
che penetra ogni istante
vissuto insieme a te!

Che trasuda da ogni istante
vissuto senza te!



ROCCE E ZOLLE 


I

Che follìa
questa primavera eterna del cuore
che solo nei sogni
mi dischiude i suoi miracoli.


II

Invoco il dominio di Dio
prima che un vento perfido
pregandomi di seguirlo
mi pieghi al dominio di sé.


III

Amo l'inverno
le piogge incessanti
e tutto ciò che ci costringe
a calarci nel nostro intimo.


IV

Non possiedo alcun titolo
per parlare di Dio
se non quello di credermi
un suo figlio.


V

Sono sempre più bui
i viali che percorro
e sprezzanti le solitudini
che incontro.


VI

Non avrò paura d'invecchiare
se avrò per focolare
il calore della tua mano.


VII

Se fossi Dio
vorrei essere un poeta
per assaporare il gusto
di vivere ignorato.


VIII

Sei talmente bianca
alta e profonda
che per distruggerti
mi basta un'ombra.


IX

Io mi sento solo
solo quando sono con qualcuno
perché solo allora
avverto una distanza.


X

Solo quando la mia anima
si libera e prende il mare
ho l'impressione di sfiorare un porto.


XI

Certi giorni
vorrei lasciarmi andare
per indurre Dio
a prendersi cura dei miei resti.


XII

La realtà per un poeta
è una presenza sempre sgradita.


XIII

Non ho vangeli da sconfessare
né astrazioni da divulgare,
in me si compone il nodo
che lega la terra al cielo.


XIV

Quando vedo te
mi anima l'identica euforia
d'un torrente di montagna
a cui si fa incontro la pianura.


XV

Un giardino che d'inverno
dia rose rosse come queste
sente in sé ormai matura
l'ultima fioritura.


XVI

Chi, se non Dio,
può dare il meglio di me!


XVII

Fammi aggredire dal gelo,
fammi accerchiare dal fuoco,
ma non lasciarmi scivolare
in un altro giorno inutile.


XVIII

La violenza che mi produce
la visione di questa realtà
non mi uccide quanto il cancro
della mia fragilità.


XIX

Se dovessi morire
prima che abbia fine la mia angoscia
per non tradire questo cuore tradito
seppellitemi nel suo giardino.


XX

La mia mente in cui scintilla
un carato di follia
non è più oscura di quel cuore
in cui imperversa la ragione.


XXI

Pazientare è un'arte
che non mi si addice,
ma per amore Tuo
aspetterò la morte.


XXII

Se non ho il cuore immerso in Dio,
la mente rivolta a Dio,
le mani impiegate nel servizio di Dio
sprofondo a un passo dall'inferno.


XXIII

Fra queste pagine
c'è il patrimonio immenso
che mi costa il passaggio
in questa vita.


XXIV

Come un mendicante
che sia degno di mendicare
chiedo solo pane.



LA VIA ANGUSTA 


CONFESSIONE

Padre
il mio occhio è malato,
tutto il mio corpo è nelle tenebre.

La carne del mio cuore
corrotta e vinta
da una perversa spirale
che seduce ogni mio potere.



MISERICORDIA

Chissà se un calvario di peccati
potrà mai condurre alla salvezza!



OFFERTA

Gesù
promesso sposo di ogni anima
che a Te ambisce
senza risparmio di lacrime
e preghiere.

Esalto la povertà,
inneggio alla castità,
predico l'obbedienza
ma guarda dentro di me
che cumulo di miserie.

Nulla ho da offriti
se non il costante sforzo
per esserti fedele.



IN VERITA'

In verità nulla ci tenta
se non il frutto del nostro degrado.



A NICOLETTA

Ha onorato con garbo
il suo ruolo di sposa,
ha cementato con l'onestà
le fondamenta della nostra casa,
ha osteggiato con la fedeltà
le mie fughe verso la perdizione.
e colmato di grazia
la sua natura di madre.

Trapassata
dall'aculeo del mio peccato
ha amato in me la sua croce.

Figlia prediletta di Maria
mai ha tradito le sue attese
ottenendo con la fede quel miracolo
che ha fatto di me un cristiano.



AFFIDAMENTO

Questo miserabile cuore
ha versato il suo tributo d'amarezze
per imparare a disprezzare
ogni terrena consolazione.

Maria, figlia del silenzio,
te lo affido!

Investilo del legno della croce
e con la bontà del suo peso quotidiano
vieni a schiacciare la radice del peccato.



LIBERAZIONE

Ti ho avvicinata, Eterna Luce,
ed ho visto apparire
le mie opere malvagie.

Ti ho ascoltata, Eterna Sapienza,
ed ho sentito mille demoni inveire
nella bolgia infernale del mio cuore.

Ti ho creduta, Eterna Verità,
e nel puro abbandono filiale
ho compreso d'appartenere a Te...

Eterno Amore.



LA VIA ANGUSTA

Con questo dono
immenso della fede
prendo anch'io ogni giorno
la mia croce...
e m'incammino.

Rassegnato a morire
passo dopo passo
nella gioia della pace
di nostro Signore Gesù Cristo.





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